Melagrane

Frutto della Punica Granatum, il nome che i romani attribuiscono impropriamente a questo particolare arbusto poiché si credeva fosse di origine Fenicia, la melagrana è diffusa in Eurasia, dall’Iran all’India passando per il Caucaso e giungendo sino al Mediterraneo.

Si tratta di un arbusto capace di crescere con poca acqua e vivere in ambienti ostili e brulli, quasi desertici, eppure sotto la dura corazza esterna, il frutto rivela un miracolo fatto di tanti chicchi dolci, rossi, brillanti e succulenti.

(4,3; 6,7) Cantico dei cantici
“come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo”

Per millenni, miti e leggende si sono intrecciate alla storia della melagrana, racconti che si fanno comuni a quelle di culture e religioni di tutto il bacino mediterraneo. I chicchi, tenuti tutti insieme dalla robusta scorza, sono sinonimo di ricchezza e prosperità nell’Islam tanto che nel Corano, il melograno è citato tra tra gli alberi che crescono nel giardino del paradiso e tra le buone cose create da Dio. Nell’iconografia cristiana, simbolo della passione di Cristo che si si sacrifica per dar vita a mille altri semi, la melagrana si fa frutto carico di amore fedele e fecondo nel Cantico dei Cantici.

melagranate

sita/seta/saita

In numerose zone della Puglia, melagrana si pronuncia sita/seta/saita termine che ha ben poco a che fare con il pregiato tessuto orientale poiché si fa risalire questa traslitterazione dialettale al lessico arcaico del periodo magno-greco; difatti, un mito greco narra che Orione, la costellazione più brillante del firmamento, avesse sposato Side (in greco antico Melagrana) ma che il loro amore fosse stato spezzato dalla Dea Era, poiché Side, rea di aver aver sfidato la bellezza della Dea Madre fu punita e scaraventata nell’Ade, ove si trasformò in melograno.

I nostri melograni, dopo la prima cottura a 1010°C sono pronti per accogliere il decoro realizzato a mano con colori sottocristallina privi di piombo

La lucentezza dei pezzi è data dall’immersione in cristallina lucida trasparente. A questo punto, la seconda cottura a 945°C garantirà la fusione dello smalto e la caratteristica superficie brillante

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