Cola Cola

La Cola Cola per i gravinesi, o Cuccù a Matera il tipico fischietto a forma di galletto, primo giocattolo sonoro dell’antichità è oggi il simbolo della cultura agro-pastorale insediata al confine meridionale tra Basilicata e Puglia.

cola cola

I fratelli Loglisci

A Gravina in Puglia, vi erano gli ultimi artigiani di Cola Cola, fischietti a forma di galletto dal corpo ovoidale che ricorda l’ocarina, decorato da pennellate colorate che scorrono dalla testa e terminano sul lato opposto dove si trovano i fori che consentono l’immissione dell’aria per ottenere il suono. Matera e Gravina hanno legato la loro storia dell’artigianato a questo giocattolo ancestrale poiché la produzione è sempre stata direttamente connessa alla festa e alla fiera allestita per il Santuario della Madonna di Picciano e alla gita fuori porta del giorno di Pasquetta presso la chiesa dei Cappuccini. In entrambe le occasioni il fischietto era un acquisto obbligato per i pellegrini ed un oggetto da esibire per dimostrarne il cammino rigorosamente a piedi. I fratelli Vincenzo e Beniamino Loglisci, a Gravina, sono stati certamente tra gli ultimi artigiani a produrre questi galletti a rischio estinzione.

“Il nome della Cola Cola ha un’origine strana. Nel dialetto di Gravina chiamiamo cola cola la gazza ladra, e i nostri antenati le dettero questo nome. Ma la Cola Cola che facciamo noi non ha niente a che vedere con il canto della gazza, assomiglia più al cuculo, che fa cucù, CUCÙ-CUCÙ . Però ormai il nome è tradizionale e noi non lo possiamo cambiare più.”

Beniamino Loglisci

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