Brocche
Le genti che hanno abitato le gravine impararono a gestire l’acqua e la pietra in modo armonioso creando un ecosistema fondato sulla simbiosi. Come il demiurgo di Platone plasma il Mondo, questi uomini e queste donne hanno modellato la terra in stretta alleanza con le altre presenze della natura.
A ridosso dei canyon, lungo il bacino del Bradano, esiste un rapporto ancestrale tra la pietra calcarea, l’acqua e le argillose terre fertili creando quel binomio inscindibile tra agricoltura e artigianato.
Tra i più ancestrali strumenti ideati dall’uomo per la lavorazione dell’argilla, il tornio risalirebbe alla prima metà del IV millennio a.C. L’argilla, ben impastata e preparata a formare delle palle viene fatta vorticare su un piano in senso antiorario e modellata quasi esclusivamente con le mani. Le centratura, l’apertura e il sollevamento sono solo alcune delle fasi necessarie all’elaborazione del manufatto. La foggiatura al tornio, affascinante e complessa, richiede grande abilità ed esercizio.
Dopo la foggiatura, quando il pezzo è ancora plastico ma a durezza che i ceramisti definiscono “cuoio”, l’oggetto può subire modifiche in quella fase detta ritornitura. Avvalendosi di mirette e appositi strumenti il pezzo viene rifinito fino ad ottenere la forma desiderata dal ceramista; a questo punto è pronto per seccare completamente.
I saperi delle mani dei contadini e degli agricoltori si intreccia intimamente all’argilla che vortica sul tornio a formare tutti quei recipienti figli della Magna Grecia, pensati e plasmati per accogliere olio, vino e acqua.
Le nostre Brocche riprendono le forme magno-greche e quelle della tradizione contadina appulo-lucana. Dalle forme globulari a unica ansa dell’aryballos fino ai classici rizzuli dei quali reinterpretiamo i colori con i più moderni e apiombici smalti.






